Quando si parla di elettrosmog, si intende quella forma di inquinamento, percettibile a livello sensoriale (a differenza di altri tipi di inquinamento quale quello acustico o atmosferico), derivante da sorgenti che generano energia sotto forma di campi elettrici, magnetici o elettromagnetici. Sulla terra è da sempre presente un fondo elettromagnetico naturale le cui sorgenti principali sono la terra, l'atmosfera e il sole. A questo naturale livello di fondo si sono aggiunti, in conseguenza del progresso tecnologico, altri campi elettromagnetici di origine antropica, prodotti cioè da impianti ed apparecchi costruiti dall'uomo. I campi elettromagnetici si propagano come onde che si differenziano sulla base della frequenza (misurata in Hz). Più alta è la frequenza, maggiore è l'energia che l'onda trasporta. L'insieme di tutte le possibili onde elettromagnetiche, al variare della frequenza, viene chiamato spettro elettromagnetico.
Quando si parla di elettrosmog, si fa riferimento alle radiazioni con frequenza compresa tra 0 Hz e 300 GHz. L'esposizione ad un campo elettromagnetico può dare luogo a due tipi ben distinti di effetti sanitari: effetti a breve termine ed effetti a lungo termine. I primi sono associati ad un danno immediato, dovuti a livelli di esposizione solitamente elevati, mentre i secondi sono quelli dovuti ad esposizioni molto prolungate nel tempo, che possono dar luogo ad alterazioni della funzionalità cellulare. Questi ultimi sono spesso correlati a livelli di esposizioni molto bassi, confrontabili a volte con il fondo ambientale.
Effetti sulla salute: Le principali sorgenti artificiali di campi elettromagnetici a bassa frequenza sono gli elettrodotti a media e ad alta tensione e tutti i dispositivi alimentati a corrente elettrica alla frequenza di 50 Hz, quali elettrodomestici, videoterminali ecc. Alle basse frequenze il campo elettrico e il campo magnetico possono essere considerati indipendenti l'uno dall'altro e rimangono localizzati in prossimità delle sorgenti che li hanno generati. Il campo elettrico si misura in V/m (volt al metro) ed è proporzionale al valore della tensione elettrica (misurata in volt) che lo genera. Il campo elettromagnetico si misura in mT (microtesla) o in A/m (ampère al metro) ed è proporzionale all'intensità (espressa in ampère) della corrente che lo genera. Gli effetti immediati iniziano a manifestarsi a livello di campo elettrico superiori a 5000 V/m e a livelli di campo magnetico superiori a 100 mT. Essi sono dovuti alla corrente indotta all'interno del corpo umano dal campo elettromagnetico esterno, che, al crescere dell'intensità, dà luogo a conseguenze che partono dalla scossa e possono arrivare all'arresto cardiaco. I risultati di alcuni studi epidemiologici hanno posto l'attenzione sui possibili effetti a lungo termine, e in particolare sul possibile incremento del rischio di leucemie infantili in relazione all'esposizione a livelli molto bassi, dell'ordine di 0,2 mT, di campi magnetici a bassa frequenza.
Gli studi condotti finora non hanno permesso di individuare una relazione certa e ben definita tra l'esposizione prolungata a campi magnetici di bassa intensità e l'induzione di tumore, nè hanno permesso di escluderla. L'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che, in mancanza di certezze scientifiche, siano adottate politiche cautelative nei confronti dell'esposizione a questi campi.
Per quanto riguarda le linee ad alta tensione, si può affermare che, alla distanza di 40 metri dalla sorgente, il campo è ridotto a valori di qualche mT. Per quanto riguarda gli elettrodomestici, l'estrema localizzazione dell'emissione intorno alla sorgente fa sì che in alcuni casi l'esposizione riguardi in modo privilegiato una parte del corpo )es. la testa nel caso dell'asciugacapelli, il viso nel caso del rasoio elettrico, il braccio nel caso del trapano...).