L’architettura civile della metà del ‘500 vede emergere a Cavallermaggiore il Palazzo Garneri, quale testimonianza delle forme rinascimentali con linee semplici ed aggraziate. Si tratta di un disegno armonico e proporzionato caratterizzato da archi a tutto sesto, colonne e capitelli.
L’edificio è caratterizzato da un corpo principale a nord (sulla via Turcotto) fiancheggiato da due maniche minori che delimitano il cortile interno. La manica posta a levante è composta da un portico che consente l’accesso al palazzo comunale da via Roma e da un loggiato al primo piano; nella manica di ponente sono riproposte le stesse geometrie, ma le aperture del primo piano sono tamponate (intervento successivo alla costruzione per sfruttare nuovi spazi per la residenza). Il corpo principale presenta un prospetto imponente con la sua slanciata altana a tre ordini sovrapposti di logge, in corrispondenza dello scalone in cui si riscontra l’impiego dell’ordine tuscanico(*1).
Sul loggiato del palazzo compare la data 1581: tale indicazione temporale risale all’attuale rifacimento, ma non corrisponde alla data di costruzione, sicuramente anteriore, come risulta all’osservazione delle mura medievali a ovest.
Nel centro del cortile trova collocazione un pozzo (1463) proveniente dalla Motta S. Giovanni. Il manufatto è in marmo bianco di Valgrana e presenta una parte superiore di forma ottagonale ed una inferiore cilindrica. Delle otto facce della bocca, cinque sono lavorate ad altorilievo: nella fascia centrale è scolpito lo scudo della famiglia Solaro fra le iniziali gotiche minuscole FR ed IS, nelle fasce contigue si scorgono da una parte una croce pattée (ordine cavalleresco) seguita dal motto "LAUS DEO", dall’altra una freccia spezzata dei Solaro avvolta da un nastro a forma di S. Su una delle due facce più esterne si scorge la data in numeri romani MCCCCLXIII e su quella opposta è rappresentato l’Agnus Dei (Agnello di Dio) con la banderuola crociata, fiancheggiato da due fiori stilizzati.
Alle pareti prospettanti il cortile sono incassati cinque blasoni araldici in pietra ed uno in metallo: i due tondi collocati presso il portale d’ingresso riportano lo stemma dei Romagnano, gli altri dei Garneri, degli Olivero, dei Filippi e dei Pallavicino (proveniete dalla torre del Motturone). Altri stemmi di antiche famiglie di Cavallermaggiore e dei monsignori sono collocati sulle pareti dello scalone e nello specifico quelli di mons. Vassarotti, mons. Rossi, mons. Bonada, Donalisio (giglio), Caramelli, Crema, Cambiano, Demonte, Reviglio ed Olivero (torre).
Al piano terra, nella sala ex-consigliare (ora sede degli Uffici Demografici) si trova l’ambiente più interessante dell’intero edificio: un’aula dal soffitto in legno a cassettoni con grosse travature lavorate (una delle mensole riporta la data del 1584) ed il monumentale camino in bardiglio di Barge datato 1590. L’imponenza volumetrica, la concezione estetica e l’ottimo stato di conservazione fanno di questo esemplare uno dei più rappresentativi modelli di camini in ambienti signorili del XVI secolo piemontese. Il manufatto si articola su una struttura trilitica di base, a sostegno di una cappa ad orditura lignea stuccata, modellata in altorilievo. La caminiera è posta su quattro piedritti a volute, aventi il compito di reggere una trabeazione di tipo dorico a metope2 e triglifi.3 Nelle metope sono scolpite alcune figure con le seguenti successioni: salamandra nel fuoco, corazza di cavaliere (panoplia), arnesi guerreschi (tamburo e trombe), elmo e scudo araldico della famiglia Garneri, le successive quattro ripartizioni sono speculari.
All’interno del Palazzo sono custoditi più antichi documenti del Comune: gli statuti su pergamena del 1324, i catastali del 1415 e le convenzioni con il feudatario dal 1314.
Al primo piano del Palazzo, nell’atrio d’ingresso agli uffici comunali, è presente la più antica planimetria del territorio comunale redatta dall’agrimensore Demaria il 24 luglio 1700; nella sala "Giunta", invece si conserva la tela di Martino Bonfili di Ascoli, rappresentante la Madonna Assunta fra un coro di Angeli e S. Tommaso inginocchiato alla sinistra di un sarcofago aperto (1596).
(1) ordine architettonico. Fu ideato da Vitruvio ed è dunque un ordine proprio dell'architettura romana e successivamente rinascimentale italiana. In realtà è un adattamento dell'ordine dorico, di cui mantiene quasi tutte le caratteristiche più importanti.
(2) elemento architettonico facente parte del fregio dell'ordine dorico dell'architettura greca e romana. Essa consiste in una formella in pietra, solitamente scolpita a bassorilievo, posta in alternanza con i triglifi.
(3) elemento architettonico facente parte del fregio dell'ordine dorico dell'architettura greca e romana. Esso consiste in una formella in pietra, decorata con tre scanalature verticali (i glifi).